L’ottimismo, nell’immaginario collettivo, è visto come una caratteristica positiva; il pessimismo, invece, come negativa. Riguardo questi due atteggiamenti, quindi, c’è una concezione quasi radicale, che porta a pensare che i pessimisti siano meno capaci di affrontare le difficoltà e la vita in generale. Ma è davvero così? E soprattutto, è sempre giusto “vedere il bicchiere mezzo pieno”?
Sono stati condotti diversi studi approfonditi sull’argomento, alcuni dei quali hanno portato a vedere questi due comportamenti opposti sotto una luce differente. In particolare è stato dimostrato che esistono varie forme di ottimismo, e non tutte ci consentono di esaminare gli ostacoli con il dovuto realismo!
La sindrome di Pollyanna: di cosa si tratta?
Gli psicologi hanno individuato una specifica propensione, la sindrome di Pollyanna, nota anche come ottimismo ottuso oppure idiota. Già da questa premessa potrai intuire in cosa consiste tale tendenza. Alcuni esperti parlano addirittura di patologia, o meglio, di uno sviluppo patologico del pensiero positivo.
Coloro che ne soffrono effettuano una vera e propria selezione in merito agli eventi: ne ricordano soltanto gli aspetti piacevoli, e seppelliscono quelli spiacevoli chiudendoli a chiave in un cassetto della memoria. Ne deriva un ottimismo esagerato, a causa del quale si trascurano i problemi e non si analizzano gli avvenimenti in maniera oggettiva. Si trascorrono le giornate in un mondo fantastico, dove tutto è roseo, meraviglioso, perfetto.
Di conseguenza le persone colpite dalla sindrome di Pollyanna ignorano la realtà, e non di rado sono colte alla sprovvista di fronte a un imprevisto. Una piccola curiosità: il nome del disturbo deriva da uno dei più famosi personaggi di Eleanor Hodgman Porter, che non abbandona mai la speranza nonostante le numerose disgrazie che le capitano. Ovviamente in tal caso non ci riferiamo alla mera fiducia nei confronti dell’esistenza, ma appunto a un ottimismo cieco.
Al contrario, l’ottimismo realistico è una virtù. È la qualità di chi si impegna a raggiungere i propri obiettivi anche nelle situazioni complesse, a rialzarsi dalle cadute, a cercare il lato positivo senza sottovalutare quello negativo. L’ottimista realista è quello che sa che non potrà sempre andare tutto bene, che ci saranno delle difficoltà, ma ha fiducia nelle proprie capacità di affrontarle. Chi ha questa caratteristica di solito gode di un migliore stato di salute, ha più successo e vive più a lungo.
L’ottimismo e il pessimismo sono innati?
Alcuni ritengono che ottimismo e pessimismo siano innati: che, cioè, siano insiti nell’individuo sin dalla nascita, e che rimangano stabili senza possibilità di cambiamento. Il pessimista non può diventare ottimista, e viceversa.
Tuttavia vi sono anche dei pareri contrari: Martin Seligman, saggista e psicologo statunitense, afferma che questi due stili di pensiero e di comportamento sono assimilati dalle figure di riferimento. Iniziano a manifestarsi nel corso dell’infanzia, e si fanno più radicati man mano che passa il tempo. Ciò significa, però, che qualcosa che viene appreso è potenzialmente modificabile!
Si può imparare a essere ottimisti: certo non sarà semplice, anzi, di sicuro sarà necessario un intenso lavoro su sé stessi e sulla propria interiorità. Ed è importante anche fare attenzione a non cadere nell’errore opposto, sperimentando così l’altrettanto pericolosa sindrome di Pollyanna.