Qualche tempo fa, durante una sessione di coaching, una giovanissima tennista mi disse che in certi momenti della partita le veniva paura. Le chiesi cosa succedesse nel momento in cui provava paura e le rispose: “mi viene il braccino”.

Tutti i tennisti (ma capita anche in altre discipline sportive) sanno cosa significa avere il “braccino” e cioè giocare contratti, tesi, senza fluidità.
Questo di solito avviene quando la mente del giocatore non è calma, quando i pensieri sono troppi e negativi, quando il dialogo interno non è funzionale all’obiettivo che si vuole raggiungere.
Come dice Tim Gallwey – autore del libro The Inner Game of Tennis-  “l’avversario nella tua testa è molto più forte di quello dall’altra parte della rete”.
Il giocatore si trova infatti ad affrontare una doppia gara, quella con l’avversario e quella contro “mostri” quali:  paure, tensioni , insicurezze, dubbi.

I pensieri possono essere i peggiori nemici del giocatore se non controllati.

Cosa fare allora per non farsi venire il “braccino”? Bisogna calmare la mente, una volta che la mente non sarà più inquieta il corpo si rilasserà e farà ciò che deve fare, permettendo all’atleta di giocare con maggiore libertà e fluidità.
Come si può calmare la mente? Imparando a fare due cose fondamentali: abbandonare il giudizio e rimanere nel “qui e ora”.

Il giudizio è l’ atto di assegnare un valore positivo o negativo ad un evento ed è il perfetto innesco di pensieri negativi e disturbanti.
Per esempio, “se la mente giudica un colpo come sbagliato comincia a pensare che cosa ci sia di sbagliato. Poi si dice come correggerlo. Poi si sforza di farlo e si da ordini mentre lo fa – dice Gallwey – in questo modo la mente non è mai quieta e il corpo è teso e rigido“.
Abbandonare il giudizio non significa che bisogna ignorare l’errore, significa vedere gli eventi per quello che sono, senza aggiungere nulla.
Non si ignora il fatto, lo si descrive senza aggiungere niente, usando parole descrittive ma non sanzionatorie per definire gli eventi.
Per esempio: anziché dire “ho sbagliato, sono un cretino” limitarsi a constatare “ho messo la palla in rete”.

La mente si lascia conquistare facilmente dai se: “se prima non avessi sbagliato”, “se perdo questo game è finita”. Tutte le volte che facciamo “fuggire” la mente nel passato o nel futuro si perde il focus e viene il braccino. E’ necessario essere sempre presenti nel momento che si sta vivendo, concentrarsi su quello che si vuole per il colpo che si sta giocando, senza pensare a quello che è stato o a quello che sarà.